Unirsi, condividere, coinvolgere privati e parti sociali esterne alla pubblica amministrazione: solo così i Comuni italiani riusciranno a rivedere la luce, investire, crescere e garantire ai cittadini servizi efficienti. Con un presupposto da cui non si può scappare: le risorse economiche non saranno più quelle del passato.
Questo è quanto emerso nel corso del primo convegno organizzato da Skille Comuni, in cui si è discusso dell’attuale momento degli enti pubblici, ma soprattutto si sono iniziate a intravedere alcune soluzioni e a fissare alcuni punti fermi. Tra i primi, quello sottolineato dal direttore de L’Eco di Bergamo Alberto Ceresoli che ha aperto i lavori: «Districarsi nelle norme e negli adempimenti è sempre più difficile per gli amministratori pubblici – ha detto – crea lungaggini a chi amministra e porta i cittadini a sentire sempre più distanti gli amministratori, perché vedono una condotta sempre meno volta a sostenerli nella loro vita quotidiana».
A caccia di fondi europei
Da qui il primo monito, quello del presidente della Provincia Matteo Rossi: “Abbiamo detto a più riprese ai Comuni che se si mettono insieme riescono ad ottenere qualcosa, non si spartiscono soldi, ma possono fare passi importanti verso il futuro e la crescita – ha commentato –. La sfida di oggi è tenere insieme le singole identità di ogni territorio ma puntando a una messa in rete tra di loro anche al fine di aggiudicarsi fondi europei.”
Collaborazione con imprenditori
La collaborazione tra enti pubblici però non è la sola via, perché di questi tempi anche il settore dei privati può dare un grosso aiuto: «Come Comune di Bergamo siamo stati fortunati perché abbiamo preso in mano progetti di riqualificazione di aree storicamente dismesse della città facendo leva sull’intervento di grosse realtà imprenditoriali del territorio – ha detto il sindaco Giorgio Gori –. D’altro canto però siamo stati bravi a lavorare in questi due anni per incentivare i privati a collaborare con noi».
Procedure digitalizzate
Importante anche la presenza e l’intervento di Cassa Depositi e Prestiti: «Abbiamo digitalizzato le procedure che portano i Comuni a chiedere fondi per investimenti di ogni genere alla Cassa– ha spiegato Marco Villani, responsabile relazioni enti pubblici in Lombardia –. Questo non solo accorcia i tempi e diminuisce l’uso della carta, ma porta anche i Comuni ad avere maggiormente sotto controllo ogni operazione e ad efficientare le poche risorse a disposizione».
Il rapporto tra pubblico e privato può essere fruttuoso, ma potrebbe anche non esserlo: «Bergamo è sotto la media nazionale nel rapporto tra imprese nate e morte – ha spiegato Walter Tortorella, capo dipartimento economia locale della Fondazione Ifel-Anci –. Questo perché, dicono gli imprenditori, la domanda è crollata e non cresce; quello che i Comuni possono fare per contribuire è poco». Poco, ma tornando al discorso di Gori, sembra inevitabile che pubblico e privato debbano collaborare: «Non c’è più tempo – ha spiegato Marco Nicolai, docente di finanza pubblica – e per questo tutte le parti sociali del territorio devono mettersi insieme per raggiungere gli obiettivi, non c’è alternativa». (da L'Eco di Bergamo del 25 ottobre 2016)